In periodi come quello dell’attuale crisi idrica, uscita troppo presto dai radar mediatici ma ancora incombente, l’Italia si trova in sofferenza per la carenza di approvvigionamento di acqua ai settori produttivi, all’industria e all’agricoltura in testa, che può trasformarsi anche in un problema di disponibilità tout court per la grande massa della popolazione.
I dati riguardanti tali crisi sono da leggere anche in relazione al problema della dispersione idrica: una gran parte della massa d’acqua immessa nel sistema italiano non raggiunge l’uso finale di destinazione ma si perde per le problematiche della rete o per deficit gestionali di vario tipo. E in tempi di siccità e carenza di acqua tale problema amplifica i suoi effetti al punto da diventare strutturale.
Con riferimento ai dati pre-pandemici si può descrivere la situazione delle reti di distribuzione dell’acqua potabile partendo da un’indagine Istat compiuta sui dati 2018-2019 che segnala come a livello nazionale si perdano, indicativamente, 44 metri cubi d’acqua al giorno per chilometro di rete. In particolare, nei 109 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana nel 2018 sono circolati 2,5 miliardi di metri cubi di acqua (con una disponibilità media di 378 litri al giorno per cittadini) di cui solo 1,6 miliardi di metri cubi (237 litri per abitante al giorno) hanno raggiunto la destinazione. La conseguenza è dunque una dispersione idrica pari al 37,3% del totale. I record sono toccati da Chieti (74,7%), Frosinone (73,8%), Latina (69,7%) e Rieti (67,8%), mentre solo Biella (9,7%) registrava perdita inferiori al 10%. E anche se i dati mostrano un leggero miglioramento rispetto al 2016, anno in cui le perdite erano al 39%, la situazione risulta comunque complicata.
A livello complessivo, la situazione più critica appare quella della Sicilia, dove maggiormente impattano cambiamenti climatici e problemi gestionali. Secondo uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) il 70% della Sicilia è già a rischio desertificazione, così come un quinto dell’intero territorio italiano. Trapani e Agrigento, che hanno avuto acqua razionata per tutti i giorni dell’anno negli ultimi anni, sono assieme a Cosenza nella situazione più critica, ma anche a Caltanissetta e Palermo si sono verificati casi di interruzione programmata del servizio per ovviare a perdite e dispersioni per almeno metà dei giorni dell’anno.
Sarà interessante capire come questi dati si proietteranno sul 2022, primo anno di relativa normalità dopo il biennio pandemico. Nel 2021, in un contesto che vedeva comunque in certe fasi un calo delle domande legato ad attività civili e produttive, l’Istat ha rivelato perdite in leggero calo, al 36%. Ma il confronto più significativo è sui dati precedenti l’escalation pandemica.
Vi è poi da aggiungere il problema enorme dello spreco d’acqua in agricoltura. L’acqua attinta alle falde profonde per irrigare i campi va altrove per circa il 50%. E quando la velocità con la quale va altrove è superiore a quella con la quale è sostituita, i terreni agricoli perdono fertilità e le zone desertiche si espandono, con un effetto che genera un pericoloso circolo vizioso. L’agricoltura può e deve essere volano di un cambiamento positivo e in quest’ottica in Italia parte proprio dalle produzioni alimentari e dal mondo ad esso connesso la sfida per il rafforzamento infrastrutturale e tecnologico. Con interventi che vanno dallo sviluppo di nuove infrastrutture logistiche al la lotta al dissesto idrogeologico e alla dispersione idrica, passando per le nuove connessioni digitali e l’Internet delle cose applicabile alle aziende agricole di ultima generazione la rivoluzione agricola alimentata con 6,8 miliardi di euro del Pnrr può fornire un primo gancio.
Sul fronte delle reti idriche il Governo ha deciso di allocare nel contesto del Pnrr circa 2,7 miliardi di euro per la riqualificazione e il rafforzamento delle infrastrutture idriche nazionali: con i primi progetti sono stati finanziati interventi in Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia: La strada sarà lunga, ma è oramai chiaro che il futuro della partita italiana per l’acqua passa per la tutela delle reti e la lotta alla dispersione. Prima vera garanzia contro una siccità e una carenza di risorse che inizia a far sentire i propri effetti e volano di una transizione energetica che non passa solo sul fronte delle emissioni ma anche, se non soprattutto, per la tutela della fonte di vita per eccellenza.