Uomini che odiano il potere delle donne

Che cosa passa per la testa degli uomini che odiano le donne? Che cosa spinge un uomo a detestare una donna fino ad umiliarla, vessarla, picchiarla e, infine, ucciderla?

La donna è un essere misterioso per gli uomini, da sempre. Il suo corpo, destinato a custodire la vita, a generare, ha sempre destato timore negli uomini, tanto da volerlo controllare e soggiogare.

La donna cela in sé il più grande dei misteri: il parto. Mistero da cui l’uomo è escluso, arcano che il maschio con la sua rozza potenza non può controllare ma che vorrebbe dominare per sentirsi padrone assoluto del mondo e dei suoi fenomeni.

La donna, invece, è scevra da questo modo di concepire la vita e la sua potenza. A lei è concesso un dono, che non la spaventa ma che accetta di buon grado perché è “femmina” e in virtù di ciò la natura le ha offerto la possibilità di generare le stirpi sulla terra. Tuttavia alle figure femminili è stata spesso assegnata una valenza negativa.

A Eva tentatrice si attribuisce la fine dell’amena vita di Adamo nel paradiso terrestre; a Elena l’inizio della guerra più epica; alle continue distrazioni femminili, che tenevano lontano dai doveri Ulisse, il suo postumo ritorno a casa; si potrebbe proseguire all’infinito raccontando quanto le donne possano influire sulle azioni maschili.
È questo potere nascosto, eppure onnipresente, che l’uomo vuole fuggire o magari dominare. Per tale motivo finisce per cercare di schiacciare la donna, per rivendicarne l’appartenenza in modo da controllarla e soggiogarla. Da qui quella frase sibillina, che a volte viene sottovalutata, “tu sei mia”, “mi appartieni”, come un oggetto da utilizzare a proprio piacimento.
La donna, d’altro canto, sente, talvolta, che la sua femminilità può essere realmente espressa quando si affida a un uomo; ciò la porta a diventare vulnerabile, a sopportare l’intollerabile, ad accettare violenza e soprusi.
Che cosa potrebbe arginare un circolo vizioso di questo tipo? Due fattori principalmente.
Il primo è l’educazione amorosa, impartita con cura ai figli dalle madri, affinché prendano a cuore la sensibilità delle donne, non le deridano tra amici, non le illudano, non le riempiano di false promesse; se questa educazione sarà dispensata nel giusto modo verrà da sé che non ci saranno più donne maltrattate, violate nel corpo e nella mente, schiavizzate e infine massacrate e uccise.
L’educazione amorosa deve essere alla base di ogni approccio maschile al mondo femminile.
Il secondo, invece, è l’educazione al rispetto della libertà altrui perché l’uomo comprenda che la donna è e deve restare libera in tutte le sue facoltà, libera di dire no, libera di non scegliere l’uomo che le sta davanti.
Stare insieme, condividere la quotidianità, percorrere un pezzo di strada di vita l’uno accanto all’altra (“scendere, dandosi il braccio, almeno un milione di scale” – avrebbe detto Eugenio Montale), deve essere una scelta frutto della reciproca volontà; in questo scegliersi ogni giorno è infatti racchiusa la più grande libertà: quella di amare ed essere ricambiati.