Pier Paolo Pasolini è stato un grande scrittore, poeta, autore e regista cinematografico e teatrale italiano. Nacque a Bologna nel 1922 e morì, brutalmente assassinato, a Ostia nel 1975.
Il 2 Novembre ricorre l’anniversario della sua morte. Occasione che ogni anno determina grande coinvolgimento dell’opinione pubblica, in quanto lo scrittore ha sempre destato molto interesse sia per le sue capacità artistiche che per la sua vita travagliata.
Pasolini compì gli studi a Bologna, dove si laureò con una tesi su Pascoli. In seguito si trasferì nel paese materno di Casarsa, in Friuli, con la madre e il fratello minore Guido, morto poi nella lotta di resistenza, e vi rimase fino a quando, per sfuggire allo scandalo provocato dalla pubblica denuncia della sua omosessualità, si stabilì con la madre a Roma. Da questo momento in poi s’impegnò a testimoniare e a difendere, spesso anche in sede giudiziaria, la propria diversità, fino alla morte per assassinio, avvenuta barbaramente all’idroscalo di Ostia.
Il suo esordio letterario fu in dialetto friulano con raccolte quali Poesie a Casarsa e La meglio gioventù, dove cercava di andare ben oltre la nozione ermetica di poesia pura, alla ricerca di una lingua intatta, che potesse esprimere in letteratura il suo desiderio di purezza.
Il suo interesse per la poesia dialettale trovò espressione in due importanti antologie: Poesia dialettale del Novecento e Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare.
Gli anni Cinquanta furono gli anni della sua completa affermazione letteraria. Fondò Officina, la rivista della polemica antinovecentesca, e diventò condirettore di Nuovi argomenti, rivista fondata da A. Moravia.
La sua acuta osservazione della realtà lo portò a pubblicare due romanzi d’ambientazione romana: Ragazzi di vita, per il quale dovette subire un processo per oscenità, e Una vita violenta, che era stato accolto freddamente dalla critica marxista.
La sua vita artistica rispecchiava pienamente la sua ideologia, da sempre vicina al Comunismo, e la massificazione culturale che lo circondava lo spinse sempre di più a ricercare novità. Per questo la vocazione dell’autore, già insofferente dei limiti di un genere letterario, si era orientata verso altri mezzi d’espressione: il cinema, del quale si sarebbe poi occupato anche in veste di teorico, il teatro, tra le cui opere vanno ricordate Orgia e Affabulazione, e il giornalismo con la collaborazione con il Corriere della sera. Postume, in ordine sparso, sono uscite raccolte di scritti giornalistici, di critica letteraria, opere narrative come Petrolio, romanzo incompiuto che riassume tutti i temi dello scrittore, nonché le raccolte complete dei suoi testi teatrali.
Ma l’arte che lo fece conoscere al grande pubblico fu senza dubbio il cinema, nel quale operò come sceneggiatore collaborando, tra gli altri, con F. Fellini e con B. Bertolucci.
Pasolini trasferì i frutti della sua ricerca narrativa in film quali Accattone e Mamma Roma, reinventando un linguaggio cinematografico autonomo di alta qualità. Approdò a risultati più compiuti ne Il Vangelo secondo Matteo, in cui l’armonica fusione del cinema con la letteratura, la pittura e la musica diede l’avvio a quel “cinema di poesia” di cui egli fu in Italia uno dei più importanti esponenti.
L’ultimo film, uscito postumo, Salò o le 120 giornate di Sodoma, destò grande scalpore per la crudezza delle scene. Rimane un grande esempio del cinema d’inchiesta Comizi d’amore, indagine sulla sessualità nell’Italia dei primi anni Sessanta, condotta dallo scrittore insieme a Moravia. Esemplare parabola della storia d’Italia, dalla predicazione francescana ai funerali di Togliatti, è Uccellacci e uccellini, film dalla forte connotazione visionaria.
Pasolini era considerato un filosofo che, utilizzando gli strumenti a lui concessi dalla cultura del suo tempo e attingendo al patrimonio millenario delle culture precedenti, soprattutto dai miti greci, ha saputo comprendere e trasmettere ai suoi contemporanei il molteplice e complesso svilupparsi delle dinamiche sociali, politiche ed economiche.
Fu grande conoscitore del pensiero di Karl Marx e di Antonio Gramsci, dai quali ereditò soprattutto l’attenzione per le classi subalterne e la critica programmatica di ogni ideologia e di ogni falsa conoscenza. Per questo suo atteggiamento di critica verso la società a lui contemporanea fu considerato una figura scomoda.
La sua morte resta un mistero. Fu infatti trovato massacrato all’Idroscalo di Ostia e dell’omicidio fu incolpato Pino Pelosi, un ragazzo di vita diciassettenne.
Ma presto iniziarono a sorgere dubbi secondo i quali ad uccidere Pasolini fossero state più persone e che addirittura dietro l’omicidio ci fosse, in realtà, una matrice politica.
In ricordo dell’anniversario della sua morte sono stati organizzati diversi eventi, tra i quali l’esposizione a Roma degli oggetti personali ritrovati sul luogo dell’omicidio.
Pier Paolo Pasolini ha lasciato alla società civile italiana un debito che difficilmente verrà saldato. Fu colpevolizzato, tradito durante tutta la sua esistenza, emarginato e vittima di persecuzione, collezionando un numero impressionante di condanne penali per presunte offese alla religione di Stato e al comune senso del pudore sulla base delle sue opere a carattere letterario e dei suoi film.
Ciò che è certo è che a quarantasette anni di distanza dalla sua morte il nostro Paese dovrebbe ricordarlo come una delle più grandi espressioni culturali di tutti i tempi e la giustizia dovrebbe finalmente fare luce sui retroscena della sua terribile morte.