Sono moltissimi gli Italiani che ogni giorno denunciano di essere vittime di truffe; in particolare, le truffe più diffuse sembrano essere quelle online, anche per il fatto che internet è il mezzo più utilizzato per i pagamenti e la risoluzione di molti aspetti legati alla burocrazia.
Non a caso, ultimamente, una truffa molto diffusa sembra essere quella definita della “finta CCIAA“: truffatori inviano alle aziende bollettini postali, con intestazioni che richiamano quelle della Camera di Commercio, riguardanti tasse da pagare.
Di questa e di altri tipi di truffa si è occupato l’Avvocato Jacopo Evangelista, che ha risposto a due importanti domande utili a capire come comportarsi in caso di truffa e quali sono le pene previste per i truffatori.
Vediamo cosa ha detto ai nostri microfoni.
Quale prassi bisogna seguire per vie legali quando si scopre di essere vittima di una truffa?
In casi del genere la cosa fondamentale è recuperare ogni tipo di documentazione inerente all’interlocuzione ed ai pagamenti effettuati al truffatore. Può capitare, infatti, che attraverso un pagamento tracciabile si riesca a risalire all’intestatario del conto o della carta che ha ricevuto il pagamento.
In alcuni casi, infatti, il truffatore fa affidamento sul senso di vergogna del truffato che, non denunciando, lo lascia sostanzialmente impunito. Questa prassi, tuttavia, altro non fa che alimentare il sistema delle truffe.
Soprattutto in caso di truffe online ed in tutte le occasioni in cui c’è stato un pagamento tracciabile ci sono buone possibilità di risalire all’identità del truffatore.
In alcune occasioni, queste truffe vengono perpetrate attraverso dei cosiddetti prestanome. In tali casi è sicuramente più complesso risalire al vero dominus dell’operazione, ma non impossibile. Si tratterà, e sarà compito delle forze dell’ordine, di ricostruire i contatti non più tra il truffato ed il truffatore, ma tra il prestanome (intestatario del conto o del numero di telefono) ed il vero truffatore (mente dell’operazione).
È consigliato, in casi del genere, rivolgersi ad un legale per la redazione della denuncia. Questo perché il tempo che un legale può dedicare alla ricostruzione delle operazioni, alla raccolta di tutto il materiale ed alla stesura della querela è tendenzialmente superiore a quello offerto dalle forze dell’ordine.
Una volta impostata la querela ed indicato il percorso per le indagini, sarà compito delle forze dell’ordine proseguire con gli accertamenti che si ritengono più idonei attraverso gli strumenti che hanno a loro disposizione.
Quali sono solitamente le pene per i truffatori?
Il reato di truffa è previsto dall’art. 640 codice penale e prevede, nella sua forma semplice, la pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni. In questo caso è necessaria la querela della persona offesa che deve essere presentata entro 3 mesi dal momento in cui si scopre di essere stati vittime di un raggiro.
La pena è della reclusione da 1 a 5 anni nel caso di truffa aggravata.
Si tratta di artifizi o raggiri commessi alternativamente
– a danno dello Stato, o di altro ente pubblico, o dell’Unione Europea;
– ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario o l’erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell’Autorità;
– in caso di minorata difesa della persona offesa, vale a dire avendo profittato di circostanze di luogo, di tempo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa del truffato. In questo caso, secondo la giurisprudenza costante, rientrano le truffe perpetrare online, poiché la distanza tra il truffato ed il truffatore e l’impossibilità di verificare direttamente le condizioni del prodotto agevolano la condotta delittuosa.
In ogni caso, sarà il Giudice a determinare la pena ritenuta congrua al fatto di reato specifico, dovendo valutare anche l’eventuale presenza di ulteriori circostanze aggravanti o attenuanti.