“In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito”, Barbara Giangravè racconta la salute mentale nel suo ultimo libro

 

“In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito” è l’ultimo libro di Barbara Giangravè, edito da Fides, in cui l’autrice racconta l’importante tema della salute mentale.

Nel 1978, la cosiddetta “Legge Basaglia” sancisce la chiusura dei manicomi in Italia. Si prospetta, idealmente, una nuova era, in cui chi soffre di disturbi mentali non venga più stigmatizzato e rinchiuso in spaventose strutture di contenimento, ma riabilitato e reinserito nella società. Ma, da quel momento a oggi, cosa si è realmente fatto? Cosa è davvero cambiato? Questo libro rappresenta una testimonianza diretta della realtà dei “nuovi manicomi”, uno spaccato di vita all’interno di una clinica psichiatrica italiana, dove l’autrice entra di sua spontanea volontà per provare a sconfiggere quel cancro dell’anima che risponde al nome di “depressione”, un male invisibile e, in quanto tale, troppo spesso sottovalutato e banalizzato da chi non lo prova sulla propria pelle. Un racconto potente nella sua semplicità, un collage di fatti, riflessioni e ricordi, capace di risvegliare le coscienze e scagliare il lettore in una dimensione a cui la maggior parte dei cosiddetti “sani” non vuole neppure pensare.

Il delicato tema della salute mentale è stato più volte affrontato ma non se ne parla mai abbastanza e dunque tanto ancora bisognerebbe fare per scandagliarlo al meglio. Così Giangravè, scrittrice e giornalista, lo affronta in questo sua seconda fatica letteraria, raccontando anche la sua esperienza in clinica psichiatrica.

“Questo romanzo se così si può definire – scrive l’autrice in appendice al volume – nasce da un disturbo psicologico non meglio indicato, se non con il termine onnicomprensivo di depressione”.

“Ho assunto e assumo psicofarmaci, come molte persone, che hanno il merito di regolare l’equilibrio della mia mente e di non farmi dipendere sempre dalla presenza di un familiare o di un amico”, confessa l’autrice.

La scrittrice cerca con questo suo ultimo romanzo di ridare dignità a coloro che soffrono di patologie psichiatriche e di far parlare maggiormente della condizione delle case di cura.

“Non bisogna vergognarsi se si soffre di depressione o di altre patologie psichiatriche”, sottolinea Giangravè. Così, attraverso la sua esperienza personale e la sua indagine giornalistica, l’autrice pone l’accento su un tema importantissimo, davanti al quale spesso l’opinione pubblica chiude gli occhi, e lo fa con estrema delicatezza ma allo stesso tempo con grande determinazione.